6 imprese Italiane su 10 sono esposte ad attacchi Hacker: tu proteggi la tua?
Caro Imprenditore,
sempre piùaziende segnalano attacchi Hacker: 6 aziende Italiane su 10 si trovano nel mirino dei criminali informatici.
Pensiamo ad esempio a episodi come gli aeroporti di Malpensa e di Milano-Linate o della Farnesina di Dicembre 2024 che sono stati colpiti da un attacco informatico, oppure pensiamo all’attacco contro un fornitore esterno di Infocert dove sono stati rubati i dati degli utenti anche questo a Dicembre 2024.
Rischio fallimento per le Aziende
E le grandi aziende non sono le uniche a subire degli attacchi: altri dati mostrano che il 60% delle piccole imprese 6 mesi dopo un attacco informatico (studio della National Cyber Security Alliance degli Stati Uniti), perchè nella mggio parte dei casi i clienti non si fidano più e sentono che i loro dati possano essere a rischio.
In pericolo anche le piccole e medie imprese
La situazione attuale mostra come gli attacchi si stiano spostando da aziende più grandi a imprese sempre più piccole, le quali sono a rischio secondo gli esperti informatici a causa delle azioni inconsapevoli da parte dei dipendenti, che mettono a repentaglio dati, informazioni e la sicurezza di tutta l’azienda.
Tra gli attacchi più diffusi ci sono i ransomware, che hanno colpito il 68% delle aziende Italiane nel 2023. Essere consapevoli della situazione attuale è un passo in avanti per proteggersi al meglio e mettersi in sicurezza contro i crimini informatici.
Vediamo quindi a cosa vanno incontro le aziende durante e dopo aver subito un attacco hacker e infine quali sono le azioni utili per prevenire spiacevoli episodi e proteggere la propria azienda.
Il mondo della criminalità informatica è davvero vasto: si va dal furto di dati alle password, dall’introduzione nelle comunicazioni fino alla limitazione dell’uso del dispositivo con una richiesta di pagamento per ripristinare le funzionalità. Spesso nelle aziende vengono danneggiati i server aziendali principalmente a causa di due fattori: uno più tecnico e l’altro più emotivo.
Fattore Smartworking
Il primo fattore che reca problemi è un’esposizione della rete lavorando in smartworking. Che sia un lavoro da remoto di poche ore o qualche mese, le reti non protette sono più vulnerabili, mettendo a rischio i server aziendali e dando il libero accesso ai criminali informatici per estorcere denaro e restituire (se si è fortunati) informazioni sui progetti riservati e dati dei clienti.
Fattore Umano
il secondo fattore invece è meno tecnico: gli hacker fanno leva su emozioni di ogni genere, dalla paura alla curiosità, dalla rabbia e indignazione fino alla preoccupazione.
Le motivazioni possono essere le più disparate, ma si concentrano principalmente su argomenti che suscitano interesse come temi di attualità.
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A presto e “a tutta fibra”,
Angelo Appolloni
Telefonia Semplice Business